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IN CAMMINO PER RICORDARE IL BEATO NICOLO' RUSCA

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31 AGOSTO – 4 SETTEMBRE 2013
IN CAMMINO PER RICORDARE IL BEATO NICOLO’ RUSCA

Vedi la locandina

Il 21 aprile 2013 a Sondrio è avvenuta la beatificazione di Nicolò Rusca, arciprete di Sondrio per quasi trent’anni dal 1590 sino alla morte (1618), in una delle epoche più tormentate della storia valtellinese. Affabile come persona e illuminato nelle idee (celebri le dispute con i riformati), abile conciliatore per calmare gli animi focosi degli estremisti sia cattolici che riformati, di grande religiosità, la sua instancabile attività in difesa della religione cattolica gli attirò le ire dei riformati e nel 1618 finì nelle mani di una falange riformata estremista e profondamente anticattolica, che lo deportò a Coira e infine a Thusis, dove morì sotto tortura il 4 settembre 1618.
Per ricordare il lungo viaggio fatto da Nicolò Rusca come prigioniero da Sondrio a Coira , un gruppo di pellegrini, con l’organizzazione del Segretariato Diocesano pellegrinaggi di Como e della parrocchia di Chiesa in Valmalenco, ha compiuto, per lo più a piedi, lo stesso viaggio da Sondrio a Coira scegliendo come data di arrivo il 4 settembre perché coincidente con il giorno della sua morte. Nella descrizione che segue si entra un po’ nei particolari anche per dare una conoscenza pratica del percorso con l’augurio che altri lo vogliano ripetere.

Prima tappa, da Sondrio a Chiareggio (Valmalenco), sabato 31 agosto 2013.
Tempo bello, fa caldo: il ritrovo è presso la Collegiata di Sondrio. I pellegrini in partenza sono ventidue, dodici con destinazione Coira in 5 giorni, gli atri ritorneranno dopo due giorni: si tratta del gruppo Jubilantes di Como, impegnato nella tutela dei cammini storici di pellegrinaggio. L’età dei partecipanti va dalla quarantina ai 78 anni ! L’inizio ufficiale del pellegrinaggio non può che essere una Santa Messa nella chiesa di SS. Gervasio e Protasio di Sondrio ed una preghiera davanti alle reliquie del beato martire Nicolò Rusca. Poi al suono delle campane che indicano le ore 8 00 sì parte per via Scarpatetti per il lungo cammino. La prima tappa prevede di salire da Sondrio (m. 298) fino a Chiareggio (m. 1612) lungo la Valmalenco, dove è gia stato tracciato e segnalato un “Sentiero Rusca”.I bagagli con gli indumenti di ricambio e per la notte sono stati caricati sul pulmino della Associazione Bianco, guidato da Pietro Pedrotti, che ci avrebbe sempre accompagnato. Prima sosta è a Ponchiera alla chiesa della S.S. Trinità dove si racconta che Nicolò Rusca prigioniero abbia incontrato il curato di Lanzada don Giovanni Cilichini, volutamente non riconosciuto dal Rusca per evitargli problemi. Si arriva poi ad Arquino, dove si possono ammirare le fragorose acque del Mallero che si infilano nelle marmitte dei giganti. Qui, dopo un ponte, inizia la prima vera salita che con ben 16 tornanti sale sulla strada provinciale. Si racconta che il tracciato ardito e ripido sia stato progettato dall’ingegnere Carlo Donegani , il realizzatore della strada dello Stelvio. Si entra subito nel nuovo Sentiero Rusca, creato dalla Comunità Montana, e si passa sulla sinistra orografica della valle attraverso un altro ponte. Probabilmente nel 600 la strada non compiva il doppio passaggio del fiume, me frane e boschi ora lo impediscono. A Tornadù si ripassa nuovamente il Mallero su un recente ponte di legno: qui si può ammirare la bella chiesetta dedicata a San Francesco d’Assisi, che presenta sulle pareti e sulla volta il “ Cantico delle creature. Si supera ora il paese di Torre Santa Maria, utilizzando un ponte del Sentiero Rusca che scavalca il Torreggio. Dalla frazione di Sant’Anna si imbocca il bellissimo sentiero, con tanto di passerella metallica lungo il Mallero, per raggiungere una frazione di Torre poco conosciuta, Basci. Con un breve cammino sulla provinciale si arriva quindi a Chiesa in Valmalenco (m.960) , dove i non malenchi visitano la chiesa parrocchiale dei Santi Giacomo e Filippo, del 1644. Ci si rifocilla abbondantemente presso l’oratorio di Chiesa, vicino al Santuario degli alpini. Si percorre via Rusca dove alla fine c’è la possibilità di riprendere l’antico sentiero. Dopo pochi minuti si arriva alla località Fontanamora: la tradizione vuole che qui Nicolò Rusca si dissetasse a questa fonte e la benedicesse. E’stato recentemente realizzato un monumento con una grande stele di serpentino scolpita dallo scultore Gaggi con una bella croce in ferro battuto nella parte alta.. A fianco della stele, una fontana realizzata con pietre del posto e con allacciamento all’acquedotto comunale, ricorda l’antica sorgente e permette ai pellegrini di dissetarsi, e di sedersi sul parapetto del monumento. Il posto è ben individuato da un bandiera italiana. Da qui si inizia ad attraversare in salita le antiche cave del Giuel e si arriva nella zona di San Giuseppe e del Sabbionaccio, località questa nota per lo sci di fondo e dove un bel rifugio dà la possibilità di un breve ristoro. Si segue ora la pista da sci fino a Carotte ed infine a Chiareggio (m. 1612). L’hotel Gembro, in fondo al paese, accoglie e ospita tutto il gruppo.

Seconda tappa, da Chiareggio al passo del Maloja, per il passo del Muretto, domenica 1 settembre.
Di buona ora si inizia la giornata con la celebrazione Santa Messa festiva nella chiesetta di Sant’Anna, che stata arricchita da poco di un ritratto di Nicolò Rusca, e che presenta come novità sullo sfondo il passo del Muretto. Sul sagrato si sosta poi per la foto di gruppo davanti alla lapide che ricorda il passaggio del Rusca il 25/26 luglio 1618 presso l”Osteria del Bosco”, ancora in parte esistente nella “Tròna” dove il nostro martire consumò, assieme agli armigeri che lo custodivano, una frugale cena. Il gruppo compatto dei pellegrini inizia la faticosa e lunga salita fino al Passo del Muretto (m.2562); l’ultimo tratto è su un nevaio. Colazione al sacco al riparo dal vento dietro grossi massi (il tempo è comunque sempre bello) ed una preghiera per Nicolò Rusca. Qui il gruppo Jubilantes torna indietro verso Chiareggio, per raggiungere poi Como in serata, mentre i pellegrini si buttano sul ripido sentiero che scende ormai verso la Svizzera ed il bellissimo lago di Cavloc (m.1911), dove li aspettano l’autista e le due persone che sono con lui sul pulmino e che sono salite fin qui a piedi. Faranno così anche nelle prossime tappe. Quindi discesa al Passo del Maloja (m.1815) dove si alloggia presso la simpatica struttura autogestita di Cà Salecina, centro di formazione e di vacanze. Cena allegra con altri ospiti, poi servizio in cucina e sistemazione in camerone, giusto con 12 letti.

Terza tappa, dal passo del Maloja a Bivio per il Septimer pass, lunedì 2 settembre.
Tempo bellissimo. Dopo la colazione ed una preghiera tutti assieme, si raggiunge il Maloja e da qui si scende al paese di Casaccia, in val Bregaglia. Obiettivo non secondario è la visita dei ruderi della chiesa dedicata a San Gaudenzio, su un pendio sopra Casaccia. Si dice che Gaudenzio arrivò in Bregaglia nel quarto secolo dopo Cristo. In valle il santo iniziò a predicare e a convertire i pagani. Uomini empi lo accusarono però di tramare contro le autorità locali. Dopo aver subito gravi percosse, egli fu trascinato presso una foltissima pineta e quindi decapitato. probabilmente vicino a Casaccia. La leggenda narra che il martire raccolse la testa con ambedue le mani e percorse circa 180 metri fino al luogo dove ora sorge il santuario a lui dedicato. In quel posto, cristiani misericordiosi seppellirono il suo corpo ed eressero una cappella. La chiesa di San Gaudenzio fu per anni meta di pellegrinaggio da parte dei malenchi, che vi arrivavano dalla Valmalenco o attraverso il passo del Muretto o del Forno. Le prime notizie della presenza di una cappella si hanno già nell’831. L’edificio che si vede oggi fu eretto in stile tardogotico nel 1518 sui resti delle precedenti costruzioni. Quando in Bregaglia arrivò la riforma, su istigazione del Vergerio, il 6 maggio 1551, la popolazione profanò l’edificio sacro; le immagini e le reliquie vennero fatte a pezzi e quindi buttate nel torrente Orlegna. Ora dal suo interno si può vedere il cielo, giacché il tetto non c’è più, ma il fascino che emana il posto è ancora intatto. Sono stai avviati restauri ma evidentemente difficile è la raccolta di fondi. Da Casaccia inizia il lungo percorso che porta al Septimer pass (m 2310) attraverso un ambiente completamente disabitato e selvaggio, pieno di fascino. E’ il passo che univa il territorio elvetico alla Lombardia, prima che venissero aperte altre vie (Spluga, Julier, Albula). Dopo una breve colazione al sacco e una sosta presso la lapide che ricorda il passaggio di San Colombano ( 543 – 615 ), monaco irlandese, evangelizzatore anche della Valtellina e fondatore del monastero di Bobbio, i pellegrini scendono recitando il Santo Rosario per una comoda carrareccia, percorsa solo da mandrie di mucche e da mountain-.bikers e che conduce al bel paese di Bivio (m.1769), un tempo enclave linguistico italiano e dal 2005 solo di lingua tedesca. Il nome indica la posizione di biforcazione tra i passi di epoca romana del Septimer e dello Julier. Si alloggia presso l’Hotel Guidon e dopo cena la “pellegrina”, nonché professoressa Floriana Valenti tiene una colta lezione sull’epistolario del Rusca.

Quarta tappa, da Bivio a Tiefencastel, martedì 3 settembre.
Sotto un cielo costantemente tutto azzurro, si inizia con la visita della “Chiesa degli Angeli” che domina il paese di Savognin e che presenta sulla volta in cerchi concentrici tutta la gerarchia celeste. Si riprende poi il cammino lungo il sentiero n° 64, molto panoramico ma non sempre facile da seguire. Si attraversano paesini bellissimi, località turistiche , boschi fittissimi e quindi si raggiunge Tiefencastel ( m.851), dove si trova alloggio presso l’albergo Albula e Julier. La sera , prima di cena, c’è tempo per la recita dei vespri in una sala dell’hotel , e dopo cena alcune riflessioni di don Alfonso, parroco di Chiesa, che è stato la guida e l’animatore di tutto il viaggio.

Quinta tappa, da Tiefencastel a Coira, mercoledì 4 settembre.
Con tempo sempre splendido e allegria nel gruppo, si percorre un breve tratto col pulmino per salire al passo di Lenzerheide, evitando di fare a piedi la trafficata strada statale, e da qui iniziare la lunga ma comoda discesa verso Coira (Chur). Colazione al sacco in un bellissimo prato che invita alla pennichella, poi giù fino in città, per immergersi nel traffico e nella civiltà. L’appuntamento è presso il Seminario Diocesano di San Lucio col vescovo emerito di Coira mons. Amedeo Grab, il quale, pur non giovanissimo, si è intrattenuto per più di una ora con tutto il gruppo di pellegrini in modo assai amabile e cordiale. Conoscendo perfettamente l’italiano per aver studiato a Perugia, ha condiviso coi pellegrini canti religiosi e non. A tutti ha fatto particolare emozione sentirlo ricordare e cantare alcuni canti alpini italiani. Il seminario ha provveduto anche a un ricco rinfresco, assai apprezzato dal gruppo che era rimasto un pò a corto di forze. Nella cripta della chiesa del seminario è avvenuto il completamento del pellegrinaggio con una Santa Messa dinanzi al quadro di Nicolò Rusca, conservato da sempre nel seminario. La funzione è stata concelebrata da don Alfonso e da mons. Grichting Martin vicario generale di Coira. Al termine della funzione don Alfonso ha espresso parole di ringraziamento per l’ospitalità ed ha offerto per mons. Hounder Vitus Vescovo della Diocesi, il volume con dedica sulla Beata Vergine delle Grazie di Primolo. Da Coira poi via Albula pass e Bernina pass si è ritornati a Sondrio e in Valmalenco coi mezzi.
Questa è, come detto, una relazione tecnica. Ciò che è più difficile da raccontare e rappresentare è lo spirito da veri pellegrini che ha animato tutti i componenti del gruppo. Valori comuni che hanno legato i partecipanti sono stati la fede, l’amicizia, lo spirito di sacrificio e di adattamento, l’ammirazione del creato, la solidarietà.

Carlo e Vincenzina Bersanti

 

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